La musica popolare si sviluppa con filoni propri in ogni regione della penisola italiana ma trova denominatori comuni nelle forme musicali e nei contenuti attraverso cui si esprime.
Lo stornello, per esempio, viene composto e diffuso in tante regioni, ovviamente nello specifico dialetto di ogni territorio ma, in ciascuno dei vernacoli, mantiene la sua natura scherzosa e dispettosa in un gioco di reciproche risposte. Stornelli laziali, romani, toscani, marchigiani e salentini, si tramandano, soprattutto oralmente, da generazioni.
Nella cultura di ogni zona l’amore è l’elemento che, trasversalmente, connota i canti e le danze popolari: l’amore che diventa dramma, passione o gioco, l’amore che unisce o che divide… e inoltre, non meno potente come fonte ispiratrice, l’amore per la propria terra.
Infatti, le canzoni e le danze popolari hanno contribuito a sviluppare nelle persone quel senso di appartenenza, a un luogo e a una comunità, che consente a ciascuno di riconoscersi come parte della collettività in cui si è trovato a nascere.
L’identità di un popolo, dunque, non è racchiusa in un tempo o in uno spazio, ma è legata a un luogo specifico, perché proprio lì, in quel luogo, si verificano le condizioni che la determinano, in un continuo flusso di parole scritte, di memorie impresse nella creazione spontanea di favole e canzoni.
Per questa ragione è necessario rintracciare i segni del passato, per scoprire il senso della vicenda umana, individuale e collettiva, e – soprattutto – delineare il concetto di popolo, il quale attraverso i racconti, la narrazione, le rime musicate, elabora e modifica i tratti della cultura stessa.
La memoria di una città sta in primo luogo nel cuore e nella mente dei suoi cittadini; la ritroviamo poi depositata in documenti, archivi, centri di ricerca. È così che veniamo a conoscenza di preziose memorie.
Fu nel 1830 che iniziarono i primi interessi per la musica popolare soprattutto a opera di Alberto Mario Cirese. Ma si annoverano anche studiosi a lui antecedenti, settecenteschi. Erano due gesuiti: Antonio Eximeno y Pujader, spagnolo, vissuto a lungo e morto a Roma; Matteo Madao: egli concentrò le sue ricerche su canti estrumenti sardi.
Al di là dell’attività di questi precursori, in Italia gli studi sulla musica popolare hanno avuto notevoli sviluppi solo in tempi recenti, grazie a Roberto Leydi e Diego Carpitella che hanno notevolmente contribuito a vivacizza questo specifico settore di studi.
La passione per questo inestimabile patrimonio culturale ci ha ispirate nella costituzione del nostro gruppo “Le Maghe” con il quale ci poniamo l’obiettivo di portare al pubblico, nella forma artistica dello spettacolo, il frutto del nostro studio e della nostra rielaborazione creativa nel settore delle musiche, delle danze e dei canti popolari.
Lo stornello: sapienza popolare
Le Maghe includono nel loro repertorio gli stornelli “Daje Pe’ “. Alcuni di essi sono stati acquisiti dal repertorio popolare tramandato oralmente ma, la maggior parte di quelli utilizzati dalle Maghe sono inventati in modo estemporaneo, in base alle caratteristiche della persona a cui vengono dedicati.
I Daje Pe’ si differenziano metricamente dallo stornello classico romano in quanto non aprono con un quinquenario ma passano direttamente all’endecasillabo (lo stesso verso ripetuto due volte) per poi chiudere con un verso alessandrino che, nella metrica italiana, si compone di due settenari